“ENTU NOU: SA GRANDU FESTA SARDA” | sabato e domenica 12-13.11.2011

C.S.A Baraonda presenta: “ENTU NOU: SA GRANDU FESTA SARDA”

<a href="http://csa-baraonda.noblogs.org/files/2011/11/2011_11_12_festa_sarda.mp3">http://csa-baraonda.noblogs.org/files/2011/11/2011_11_12_festa_sarda.mp3</a>

DUE GIORNI DI INIZIATIVA POLITICA, CULTURALE, LUDICA E GASTRONOMICA DEDICATA ALLA SARDEGNA CHE RESISTE!

Esposizione MOSTRA FOTOGRAFICA sulle miniere di Sardegna, di JESSICA MAULLU (www.iamjema.com/roots/)

SABATO 12 NOVEMBRE:

ORE 13.00: –       “SPUNTINO SARDO” per gustare i sapori tipici dell’Isola  (SU PRENOTAZIONE, POSTI LIMITATI!)

Prenotare inviando una mail all’indirizzo pranzo.sardo@gmail.com specificando il numero    di persone. Altrimenti è possibile chiamare al 348/2913903 Jacopo o al 339/8117163 Andrea.

 ORE 18.00: –       DIBATTITO sui temi legati all’attualità della Sardegna: dai poligoni militari, alla disoccupazione, fino alla questione nazionale. DURANTE LA SERATA: –       CANTI E BALLI POPOLARI con il gruppo folk “SU MERACULU”da Bitti (NU)

(www.facebook.com/group.php?gid=328934085069)

ORE 22.00: –       REGGAE con QUILO dei “SA RAZZA”(storica formazione hip hop sarda) da Cagliari e RANDAGIU SARDU da Sanluri (VS) (www.myspace.com/quilomalos)

HIP HOP con gli STRANOS ELEMENTOS da Porto Torres (SS) (www.myspace.com/stranoselementos)

DOMENICA 13 NOVEMBRE: ORE 10.30: –       LABORATORIO DI PANIFICAZIONE: produrre il pane carasau partendo dall’impasto per poi passare alla cottura nel forno a legna

INTRODUZIONE AL DIBATTITO ore 18.00 Di Sabato 12 NOVEMBRE:

 La Sardegna è oggi una terra profondamente in crisi, una crisi economica ma anche sociale e di identità. Non è la prima volta che questa terra passa dei momenti difficili, si pensi alla miseria del dopoguerra, all’emigrazione degli anni ’60 e ’70, alle occupazioni delle miniere e delle ciminiere degli anni ’90. Possiamo dire che la crisi, in Sardegna, è la normalità. Tuttavia, la crisi di questi anni appare diversa da tutte le altre viste finora. E’ una crisi di un sistema povero che però sembrava, in qualche modo, funzionare e che oggi invece, non funziona più. Quando ad essere in ginocchio non è solo un settore economico o un’area geografica ma tutti i settori e tutta la comunità allora le determinanti della crisi andrebbero studiate a fondo. Partiamo da un punto: la crisi economica della Sardegna non dipende dalla crisi economica globale. Per capirci, non è il fallimento della Grecia che ha fatto fallire la Tirrenia o deprivato i pastori e i contadini. Senza dubbio la crisi globale amplifica la crisi locale ma non è la causa prima. Allora dove nasce la crisi?

Il modello economico sviluppato nell’isola è la base su cui si innesta questa crisi. L’economia sarda è infatti un’economia di dipendenza, e molti elementi della crisi attuale sono stati innescati dalle politiche fatte (o da quelle non fatte) dalla Giunta regionale o dal governo italiano. Pensiamo alla chiusura della Vynils (proprietà dell’ENI), alla sordità per le rivendicazioni dei pastori e degli operai Alcoa, alla violenza di equitalia verso comuni cittadini, agricoltori e piccoli imprenditori, senza dimenticare il fallimento della Tirrenia e il regime di simil-embargo imposto dai grandi armatori alla Sardegna. Invece, dovrebbe essere centrale il contributo della politica sia nella risoluzione delle crisi economiche come la vertenza entrate con lo stato italiano, il fallimento della Tirrenia o le politiche di Equitalia. Così come di una responsabilità politica, e non giudiziaria, si tratta riguardo alle decisioni da prendere sulla sorte del poligono militare e degli abitanti di Quirra. In questo contesto si inscerisce la prospettiva dell’indipendentismo: la soluzione alle difficoltà attuali e storiche dell’Isola passa attraverso la ricerca di una maggiore sovranità?

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