castagna party! | sabato 20.11.2010

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Associazione Malabrocca e CSA Baraonda presentano:

Sabato 20 Novembre – CASTAGNA PARTY! 2010 – 3a edizione

cibi e musica autoprodotti

ore 19.30 – CENA POPOLARE A CHILOMETRI ZERO
a partecipazione libera

musica diffusa e banchetti di auto-prodotti

dalle ore 21.30 sul palco:
JOHNNY SELFISH & the worried man band – http://www.myspace.com/johnnieselfish
GUIGNOLhttp://www.myspace.com/guignolband
THE PRETTY FACE – http://www.myspace.com/theprettyface

poi si balla fino a notte con
THE DEVIL’S JUKEBOX e LOK’n roll DJS

CALDARROSTE e VIN BRULE‘ a nastro

CASTAGNA PARTY!
diffidate delle imitazioni!
Lavoriamo otto ore al giorno per essere in grado di acquistare quanto ci è necessario per vivere. Per andare al lavoro prendiamo l’automobile. L’automobile va assicurata, mantenuta e riempita di benzina. Il cellulare, il computer, la televisione: di tanto in tanto vanno cambiati, è bello stare al passo coi tempi e con le nuove tecnologie. Senza computer, queste righe come le avremmo scritte? La spesa va fatta, altrimenti il piatto piange. Poi c’è l’affitto da pagare, per i più fortunati il mutuo. Anche il tempo libero ha un costo: la birra non te la regala nessuno, una serata fuori casa difficilmente è a costo zero. E gli imprevisti, l’occasionale tamponamento, la grandine, l’idraulico…

Per la maggior parte di noi se tutto va bene questo meccanismo conduce faticosamente nel giro di qualche anno a riuscire a mettere via i soldi sufficienti per cambiare automobile, se tutto è andato benissimo magari per prenderne anche una più grossa, per poi ricominciare tutto da capo.
Ma tutto questo è necessario? Abbiamo realmente bisogno di tutto quello che compriamo? Il nostro è davvero il migliore degli stili di vita possibili?

Nel nostro sistema produttivo, fondato sul consumismo e alimentato da un mondo del lavoro fatto di attività sempre più spesso ripetitive e alienanti, si possono trovare delle vie di fuga: alcune pratiche che possono essere perfettamente compatibili col nostro stile di vita corrente, ma che minano le fondamenta del sistema che lo impone, permettendoci di sperimentare un altro modo di vivere che potrebbe rivelarsi migliore, che ci possa porre passo-passo al di fuori del circolo vizioso fatto di accumulo di denaro e consumo.

L’autoproduzione è una critica fattuale e concreta al consumo irragionevole. Può essere un modo per riappropriarsi di una parte del proprio tempo in maniera attiva, cosa impossibile e inconcepibile in un sistema come il nostro che tende, al contrario, a premere sempre più sull’acceleratore, a richiederci di passare la gran parte del nostro tempo fisicamente o con la testa sul luogo di lavoro.
Autoprodurre significa curare un processo produttivo, per quanto piccolo, in tutte le sue fasi – sia esso la coltivazione di un orto, la costruzione di giocattoli per i propri figli, la produzione di formaggi, conserve o quant’altro. Non più acquistare un prodotto finito e confezionato ma realizzarlo noi stessi partendo dalla materia prima. L’autoproduzione ci consente di riappropriarci del valore del nostro lavoro e di recuperare la consapevolezza della bellezza del fare le cose da sé, intesa come valore in quanto tale.

L’autoproduzione è legata a doppio filo alla filiera corta. A quella pratica cioè che suggerisce l’acquisto di beni, soprattutto alimentari, prodotti nella zona in cui si vive e nel momento in cui si fa la spesa. La grande distribuzione, i supermercati, ci ha abituati alla possibilità di reperire qualsiasi prodotto in qualsiasi momento dell’anno. Ma se vogliamo mangiare le fragole a novembre, difficilmente potremo pretendere che esse provengano dal campo vicino a casa. Filiera corta significa schierarsi dalla parte delle comunità locali e delle svariate culture che esse esprimono, garantirci un maggior legame col territorio, privilegiare un consumo di prodotti stagionali, spesso più genuini e meno trattati chimicamente. Significa migliorare la qualità dell’ambiente che ci circonda, riducendo nel nostro piccolo la necessità di spostare le merci da una parte all’altra del globo, con ovvi per quanto impercettibili vantaggi in quanto a riduzione dell’inquinamento e del traffico sulle strade.

Certamente queste possono essere idee per stabilire un rapporto diverso, più diretto e consapevole, con il mondo che ci circonda. Per provare a riscrivere un sistema di valori più reale e a misura d’uomo, tralasciando le abitudini imposte dal mercato dei consumi.

Sono folli questi discorsi o è folle il mondo in cui viviamo e il modo in cui ci comportiamo?

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